Chissà perché nasce un poeta,
quel figlio di una notte inquieta,
quel figlio di una mezzoretta,
c’è poco tempo, lui mi aspetta,
quel figlio di una scampagnata,
di una frenata ritardata,
di una bottiglia troppo vuota
o della solita serata.
Chissà perché nasce un poeta,
forse per quella notte lieta
di due ragazzi troppo seri,
per la scintilla nei pensieri
che accende in cielo qualche stella,
per questa luna troppo bella,
per lo sfiorarsi di due mani,
per frasi tipo “dai, rimani”,
per corpi lisci come seta,
ecco perché nasce un poeta.
Chissà perché vive un poeta,
quel figlio di una stornellata,
di una parola disperata
che nella rima si è baciata,
di una parentesi ormai chiusa
dentro alla storia di una sposa,
di qualche apostrofo un po’ rosa
nascosto dietro ad una scusa.
Chissà perché vive un poeta
con quella sabbia tra le dita,
le scarpe a un palmo dalla strada
e gli occhi pieni di rugiada,
chissà perché vive un poeta,
chissà perché passa la vita
a raccontarci storie strane
piene di ladri e di donnine,
per dare un senso a questa vita,
ecco perché vive un poeta.
Chissà perché muore un poeta,
chissà perché lascia la vita
sopra la punta dei suoi piedi,
prima era qua, poi non lo vedi,
chissà perché poi di un poeta
resta una pagina ingiallita,
lui se n’è andato all’improvviso
con un saluto e un bel sorriso
per inseguire una cometa,
ecco perché muore un poeta.