Un giorno l’amore più vero e sincero hai trovato
e come in un sogno col cuore tu il cielo hai sfiorato.
Poi gli angeli han fatto con l’ali dal cielo una scala
e lungo la scala qualcuno cammina da te.
Qualcuno cammina
e va e va e va.
E già una manina
ti fa: Son qua son qua.
E sboccia da un giglio vermiglio
tuo figlio. Ma come? Di già?!
E il bimbo cammina
e va, e va e va.
Ginnasio. Liceo.
Poi l’università.
E un giorno vuol dirti qualcosa:
si sposa! Di già!?
Poi già Cavaliere tu.
Poi già in pensione tu…
Qualcuno cammina
in un giardino d’or:
un vecchio e un bambino
che giocano tra lor.
E mentre una rosa si sfoglia,
germoglia un fior.
Canzone di tutte le vite, di tutte le cose.
Catena di rose e di spine, di spine e di rose.
Canzone di tutti gli amori e di tutte le spose,
tu passi ed intanto qualcuno cammina con te.
Qualcuno cammina
Canzone di tutte le vite, di tutte le cose!
Sussurrando buonanotte
Torna la sera, tace ogni voce,
scende l’oscurità.
Il mondo già riposa
sotto il chiaror lunar.
Nel nostro nido fatto di sogni
resta vicino a me;
tutta la vita intera
sempre starò con te.
Sussurrando: Buonanotte.
ogni notte la tua bocca bacerò.
Sussurrando: Buonanotte,
ogni notte nei miei sogni ti vedrò.
Le mie labbra
sulle tue labbra
fino all’ultimo respiro poserò.
Sussurrando: Buonanotte,
ogni notte la tua bocca bacerò .
Dolci rintocchi di mezzanotte
battono come il cuor.
l’eco lontana si perde
verso le stelle d’or.
Sfioro il tuo viso con le mie mani
per un istante ancor.
Arrivederci all’alba,
arrivederci amor.
Sussurrando: Buonanotte.
ogni notte la tua bocca bacerò.
Sussurrando: Buonanotte,
ogni notte nei miei sogni ti vedrò
Le mie labbra
sulle tue labbra
fino all’ultimo respiro poserò.
Sussurrando: Buonanotte,
ogni notte la tua bocca bacerò.
Buonanotte sussurrando ti dirò.
Acque amare
Oh Oh Oh Oh
Oh Oh Oh Oh
Credere all’amore
è come scrivere sull’acqua.
Acqua di fonte, chiusa tra la neve,
anima e cuore geli a chi ti beve.
Somigli all’amor mio che se n’è andato
e tanto freddo in cuore m’ha lasciato.
Acqua di fonte,
tu che discendi a valle prepotente,
travolgi un cuore che vuol morire,
fa che il mio bene sia Il sul ponte.
Acqua di fonte!
Acqua di fonte!
Acqua di lago, cupa e misteriosa,
ti guardo ma il pensiero non riposa.
come l’amore mio tu sai ingannare,
sei calma e mi fai tanto disperare.
Acqua di lago,
tu specchi la chiesetta dove prego,
ma sei felice se non ho pace,
se follemente per lui divago.
Acqua di lago!
Acqua di lago!
Acqua di mare, magica e profonda,
spaventi i cuori se diventi un’onda.
Fai come fece un di l’amore mio,
la riva baci e poi le dai l’addio.
Acqua di mare,
a tutti i naviganti fai timore,
tu sola puoi donar l’oblio,
so che il tuo abbraccio mi può sanare
Acqua di mare!
Acqua di mare!
Acque amare
più dolci d’un bacio d’amor.
Tamburino del reggimento
Tamburino del reggimento,
che suonavi alle cinque in punto
rataplan rataplan.
tu guidavi il plotone in testa
tra la folla ch’era entusiasta.
rataplan rataplan.
Il plotone cantava, appresso:
la biondona t’aspetta ma
se stasera non hai il permesso,
la violetta la va. la va. “.
se stasera non hai il permesso,
la violetta la va la va.
Tamburino del reggimento,
più non suoni alle cinque in punto:
rataplan rataplan.
Più non vieni alla gran parata,
più la folla non ti saluta.
rataplan rataplan.
Per le strade della frontiera
il tuo rullo s’allontanò
e una piccola vivandiera
con un bacio ti salutò.
E una piccola vivandiera con un bacio ti salutò
Sei caduto col reggimento,
ma, nell’aria, risuona un canto:
rataplan rataplan.
Tamburino, nei nostri sogni,
tu ritorni coi tuoi compagni.
rataplan rataplan.
All’assalto incitasti loro
e, con loro, cadesti, tu,
Tamburino, medaglia d’oro
che nessuno ricorda più.
Tamburino, medaglia d’oro
che nessuno ricorda più.
Tamburino del reggimento.
Tamburino dove sei, tu?
Buona sera
Quel che mi dicevi ogni sera
nel tramonto triste del sol,
forse una promessa non era.
forse non era amor!
Buona sera, buona sera,
mi dicevi.
Buona sera, rispondevo,
con ardor.
Sei tutta la mia vita,
io ti dicevo allora,
sentivo nelle vene
tutto il fuoco
del mio grande amor, sol per te!
Senza amore, le mie labbra
tu baciavi;
già pensavi di lasciarmi:
ma perché?
Invano nel tramonto
per sempre aspetterò,
ma nessuno buona sera
mi dirà!
Vecchia villa comunale
Vecchia villa comunale,
sei rimasta tale e quale.
con i giochi dei bambini,
con i viali e coi giardini.
C’era là sempre un signore
che leggeva il suo giornale;
la mia palla lo colpì
di rimbalzo sugli occhiali
che si ruppero così.
Mi ricordo, mi ricordo,
ero bimbo e anch’io giocavo;
rosso in viso ritornavo dalla mamma ch’era là.
La sua mano mi porgeva,
sempre piena d’ansietà, mi baciava e mi diceva:
Sei la vita di mammà!
La panchina che, mi accoglie, si è col tempo logorata;
fra i ricami delle foglie c’è la mamma mia adorata.
Mi ricordo, mi ricordo,
che bei tempi erano quelli.
Ora ho tanto freddo al cuore,
tanta neve sui capelli!
Vecchia villa comunale,
vengo a leggere il giornale;
non badare se soltanto
sulle ciglia ho un po’ di pianto.
Or son io che son seduto,
un po’ triste e malandato,
ed un bimbo alto cosi
la sua palla m’ha lanciata
sugli occhiali, proprio qui!
Mi ricordo, mi ricordo,
ero bimbo e anch’io giocavo;
rosso in viso ritornavo dalla mamma ch’era là.
La sua mano mi porgeva,
sempre piena d’ansietà, mi baciava e mi diceva:
Sei la vita di mammà!
La panchina che mi accoglie, si è col tempo logorata;
fra i ricami delle foglie c’è la mamma mia adorata.
Mi ricordo, mi ricordo,
che bei tempi erano quelli.
Ora ho tanto freddo al cuore,
tanta neve sui capelli!
Vecchia villa comunale,
sei rimasta tale e quale!
Campanaro
Campanaro della Valpadana,
per chi suoni la campana?
Tu, che inviti i valligiani al vespro e alla preghiera mattutina,
oggi suoni, ma, nel cielo, implora la tua voce arcana
“Benedici la mia Nina
che si sposa e se ne va lontana.”
Din! Don! Dan!
Suona lieto il campanil del Redentore.
Din! Don! Dan!
sei felice. eppur ti piange il cuore.
Campanaro del Gran San Bernardo,
per chi suoni la campana?
Nella notte di bufera, un’ombra in mezzo al turbine cammina:
l’emigrante che espatriò, sognando una ricchezza vana,
sulla neve si trascina.
il tuo squillo è la salvezza umana!
Din! Don! Dan!
Rivedrà la sua casetta tutta in fiore.
Din! Don! Dan!
Tornerà dove ha lasciato il cuore.
Campanaro delle “Sette Croci”
per chi suoni la campana?
Tra i ghiacciai dell’Adamello, avvolti in una bianca mantellina,
hai veduto riapparir gli eroi d’un’epopea lontana:
hanno il volto ancor fanciullo
e il cappello con la penna alpina.
Din! Don! Dan!
La montagna è il loro letto, il loro altare.
Din! Don! Dan!
Suona piano. che li puoi svegliare.
Campanaro delle “Penne nere”
Non si possono scordare.
Din! Don! Dan!
Vecchio scarpone
Lassù, in un ripostiglio polveroso,
fra mille cose, che non servon più,
ho visto, un poco logoro e deluso,
un caro amico della gioventù.
Qualche filo d’erba,
col fango disseccato
tra i chiodi, ancor pareva conservar
era uno scarpone militar!
Vecchio scarpone,
quanto tempo è passato!
Quante illusioni fai rivivere tu!
Quante canzoni
sul tuo passo ho cantato,
che non scordo più.
Sopra le dune
del deserto infinito,
lungo le sponde accarezzate dal mar,
per giorni e notti insieme a te ho camminato
senza riposar!
Lassù, fra le bianche cime
di nevi eterne immacolate al sol,
cogliemmo le stelle alpine
per farne dono ad un lontano amor!
Vecchio scarpone,
come un tempo lontano,
in mezzo al fango, con la pioggia o col sol,
forse sapresti, se volesse il destino,
camminare ancor.
Vecchio scarpone, fai rivivere tu
la mia gioventù.
Canto della solitudine
Nessuno vien cercando la mia solitudine.
Un canto va lasciando la mia solitudine.
Che gelo, qui nel mio cuore, amore mio
sapessi tu!
Dimmi, come mai non scrivi mai, non torni mai?
Dimmi dove sei e con chi sei e di chi sei?
Dilla al cuore mio,
al pianto mio,
che, in tanto oblio,
qualche volta mi disseta
della voglia disperata
di sentirti accanto a me.
Ma perché non sai che nulla amai com’io t’amai
Ma perché non vuoi? E cosa vuoi? E con chi vuoi?
Odi, nel richiamo,
come, nel tuo nome,
maledico ed amo
te, che sempre amai e che giammai dimenticai.
Nella solitudine
nemmeno il sole
ritornerà!
Viale d’autunno
Lungo un viale ingiallito d’autunno
tristemente m’ hai detto: è finita,
è finito l’amor più vero, il più puro,
il più splendido amor.
Ma una lacrima bagna il tuo viso,
quella lacrima dice al mio cuor:
Non potrò lasciarti più, mai più,
mai più, perché nel mio destino ci sei tu:
Non ci lasceremo mai, lo sai, lo sai,
se pure lo vorrai non potrai mai più!
Tutta una vita di dolcezze di tenerezze non può svanir.
I lunghi baci e le carezze,
le dolci ebbrezze non san mentir.
Lasciam parlare il cuor che vive in ansietà,
che trema di timor, e vuole questo amor.
o ne morirà! Non potrò lasciarti più, mai più, mai più,
la gioia ed il dolore sei tu! In questo viale senza sole.