“Ombre” nell’ombra di mezzanotte.
“Luci” ovattate di sigarette,
che andate e venite,
non vedete che il posto è già mio?
Che c’è un cuore che prima di voi,
quaggiù si è perduto?
Domandatelo a questa povera canzone
da quante notti c’incontriamo
nel buio
più buio
di questa via.
Domandatelo a questa inutile illusione
da quante notti ci diciamo:
S’affaccia!? S’affaccia!
ed è bugia.
e zitto, o cuore,
non far sapere
che qualche notte
più solo e afflitto
potrai morir.
Domandatelo a questa lacrima d’amore
da quante notti sospiriamo:
Coraggio,
coraggio
e andiamo via.
Se in questi versi manca una mamma
che chiede al figlio: “Figlio mio, dimmi,
ma lei ti vuol bene?”
e si sente rispondere: “E’ bella!”
solamente, che è bella e più nulla,
ed a voi parrà strano,
domandatelo,
Domandatelo a questa spina
qui nel cuore.
Il passerotto
Ogni anno a primavera,
coi mandorli di maggio
e coi ciliegi in fior,
sull’albero fiorito
tornava al vecchio nido
“lu passarielle” ancor.
Ricordo, ogni mattina
con il suo frullo d’ale,
veniva al primo sole
per farmi risvegliar.
E tutta la mia casa
di festa mi riempiva
e poi s’addormentava
al tramontar.
Dove sta “lu passarielle”?
Dov’è andato? Chi lo sa.
Ci-ci-ci-ci-ci-ci-ci.
Il cuore mi risponde: “Chi mai lo sa!”
Forse in fondo a quella valle.
O tra i boschi a cinguettar
ci-ci-ci-ci-ci-ci-ci.
“lu passarielle” mio non tornerà!
Ed ora è primavera!
E’ ritornato maggio
coi mille e più color.
Sull’albero fiorito,
però non è tornato
“lu passarielle” ancor!
Anche l’amore mio
dal giorno ch’è partito
un vuoto m’ha lasciato
per farmi sospirar.
Se guardo verso i monti
se guardo verso il mare
sento una stretta al cuore
nell’aspettar.
Dove sta “lu passarielle”
Dov’è andato? Chi lo sa.
Ci-ci-ci-ci-ci-ci-ci
Il cuore mi risponde: “Chi mai lo sa!”
Forse in fondo a quella valle.
O tra i boschi a cinguettar
ci-ci-ci-ci-ci-ci-ci.
come l’amore mio non tornerà!
.Mai più ritornerà.
Innamorami
Innamorami,
innamorami di te.
Incatenami,
incatenami con te.
La mia ombra
sarà
la tua immagine:
sarò tuo,
soltanto tuo.
Innamorami
con un palpito d’amor.
Incatenami
incatenami al tuo cuor.
E sarai,
se vorrai,
oggi e sempre la luce per me.
Innamorami:
non ho che te
non ho che te!
Sole!
Sole!
Non c’è sole nella vita mia.
Cerco,
voglio
quel calor che sento nel tuo cuor.
L’altra
Se gli anni d’una vita sono cento,
son più di mille quelli del dolore,
perché si vive sempre nel tormento,
nel tormento dell’amor.
Quando tu baci me
tu baci l’Altra,
l’Altra che ha tolto a me
quasi la vita,
lo so,
ma voglio vivere
e voglio ancora illudermi
d’essere amata.
Quando tu baci me
tu baci l’Altra,
l’Altra che piace a te
più della vita,
lo so,
son disperata,
ma è tanto bello, tanto dolce, esser baciata.
La mamma che piange di più
Mammina bella, io non ti vedo
ma ti sento piangere
son calde le tue lacrime
che ad una ad una cadono
sulle mie mani gelide.
Le sento e non le vedo
perché con gli occhi spenti dal destino
io non potrò mai leggere
sulle tue guance pallide
le pene che nel cuor soffri per me.
Ah! quante mamme piangono
e i figli perduti o lontani
e nelle notti sognano
di stringerli al seno così.
Ma la mamma che piange di più
mammina cara sei tu
soltanto tu.
Mammina bella, chissà le stelle
di che luce brillano
io sento che ci guardano
e sono gli occhi teneri
di cherubini e di angeli.
E dimmi e dimmi mamma
tu che le vedi come son le stelle
perché non preghi gli angeli
che nell’azzurro volano
di dar un po’ di luce in fronte a me.
Ma la mamma che piange di più
la sola luce sei tu
soltanto tu.
La pianola stonata
Chi dice che il cuor non invecchia,
che ha sempre vent’anni,
s’illude perché.
il passato è una breve tastiera,
ogni tasto è una nota che muore.
Ed una pianola rispecchia,
l’amore e gli affanni,
che vivono in me.
Nel rimpianto di tante canzoni,
v’è il ricordo d’un dolce abbandono.
Vecchia pianola d’un tempo, d’un tempo passato,
pur se la voce tartaglia e una nota è stonata.
Ogni canzone s’invola sul tasti ammuffiti,
per ricordarmi qualcosa che è già tramontata.
Quando avevo i calzoni a campana,
che balletti.
che dispetti.
Nostalgia d’una stretta di mano,
una stretta che è ancora nel cuor.
Vecchia pianola d’un tempo, d’un tempo passato,
sulla tastiera dei sogni è volata una vita.
Tristezza del tempo che vola,
che vola e distrugge
la forza ch’è in me.
E’ la vita che passa e divora,
e consuma ogni cosa in un’ora.
Andiamo, mia bella pianola,
ché il tempo che fugge,
non torna, perché.
A braccetto pian piano per via,
canteremo per chi non fu mia!
Vecchia pianola
Lasciami cantare una canzone
Domani partirai,
quanta tristezza!
Forse la voce mia più non udrai!
Amor, spensieratezza,
tutto tu scorderai.
ma il cuor ti chiede ancora
prima che te ne vai:
Lasciami
cantare una canzone
con te come vuoi tu,
perché forse domani,
amore,
non ti vedrò mai più.
Lasciami
quest’ultima illusione,
perché non vivo più.
Lo sai che questo cuore,
il cuore
me l’hai stregato tu!
Piangere? Che vale adesso piangere,
asciuga le tue lagrime, non piangere più
Lasciami
cantare una canzone
con te, come vuoi tu,
Perché forse domani,
amore,
non ti vedrò mai più!
Bei tempi di baldoria,
di giovinezza.
quando sognavi accanto a me la gloria!
Addio, dolci illusioni,
ansia d’amore e inganni.
Oggi diamo l’addio
ai nostri bei vent’anni!
Quando sognavo accanto a te la gloria!
No, Pierrot
Ad un ballo mascherato
ricco e profumato
di fior,
ebbri di champagne e fumo
scesero in giardino due cuor:
lei una dama;
lui un Pierrot.
C’eran tante stelle nel ciel.
Se un Pierrot sei tu,
non lasciarmi più.
Il tuo canto m’inebria, mi fa sognar,
la tua bocca, nel bacio, mi sa turbar.
Mai ti lascerò,
mai rimpiangerò
questa folle nottata di baci e d’amor.
Sei il Pierrot del cuor.
Il Pierrot tanto s’illuse
che alla dama disse così:
“Voglio farti mia regina per la vita. Dimmi di sì”
Lei una dama;
lui un Pierrot.
Non c’eran più stelle nel ciel.
Se un Pierrot sei tu,
non cercarmi più.
Il tuo canto ha turbato stanotte il cuor,
ma con l’alba svanisce il bel sogno d’or.
Mai ti cercherò,
mai rimpiangerò
questa folle nottata di, baci e d’amor.
No, Pierrot, mai più!
No, Pierrot, mai più.
Pur se piangi tu,
il bel sogno si vive una notte e non più
Un Pierrot sei tu!
Papà pacifico
Il buon Papà Pacifico,
per nostra gran fortuna,
possiede un flauto magico
che tutti fa incantar.
Se senti quella musica
ti fa passar la luna
e i tuoi bollenti spiriti
di colpo fa calmar.
E davanti al sole e al mar
ti vien voglia di cantar
Dai! Vai!
Pa ra pa pa pa tutt’è magnifico
Papà pacifico!
Papà Pacifico!
Pa ra pa pa pa tutt’è magnifico
Papà Pacifico,
magnifico papà!
Dall’Alpi alle Piramidi,
dal Manzanare al Reno,
le coppie che bisticciano
lo vengono a cercar.
Lui mette in fila i coniugi
sotto il bel ciel sereno:
“Le mani su stringetevi.”
comincia a comandar.
“Io mi proverò a suonar.
Voi provatevi a cantar. ”
Dai! Vai!
Pa ra pa pa pa tutt’è magnifico
Papà Pacifico!
Papà Pacifico!
Pa ra pa pa pa tutt’è magnifico
Papà Pacifico,
magnifico papà!
Tre bei fratelli discoli,
giocando a far la guerra,
tre simboli agitavano
ognuno d’un color.
Siccome si picchiavano
da rimaner per terra,
il buon Papà Pacifico:
“Ragazzi disse allor
i colori siano tre,
però INSIEME TUTTI E TRE!”
Dai! Vai!
Cos’importa se siam ricchi o poveri?
Tutt’è magnifico, Papà Pacifico!
Pa ra pa pa pa tutt’è magnifico
Papà Pacifico,
magnifico Papà!
Povero amico mio
Il cielo è cupo e già la pioggia scroscia,
il cuore mio s’immerge nell’angoscia
perché stanotte tutto è naufragato:
lei m’ha lasciato!
Vagando per la casa senza tregua,
c’è un’ombra che m’insegue; qualcuno mi rimane
che mi vuol bene: il mio cane!!!
Povero amico mio,
siamo rimasti soli, tu ed io;
la padroncina sai, ci ha abbandonato:
vuoi saperlo perché?
Era stanca di me!
Invano cercherai la sua carezza
ed io non posso darti che tristezza;
l’amavo tanto, e se n’è andata via,
e sto morendo dalla gelosia!
Povero amico mio,
siamo rimasti soli, tu ed io!!
Tu, ed io!
La notte va pian piano dileguando.
Amico mio, con me tu stai vegliando
un pover’uomo e guardi come piange
quando non finge.
Ho tanto freddo. accendo un po’ il camino,
ma tu stammi vicino la febbre mi divora
ed in quest’ora ho paura!!
Povero amico mio,
siamo rimasti soli tu ed io